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A TU PER TU

Una che dipinge il mare e ancor più le profondità marine; almeno così possono apparire quelle fluttuanti strisce raschiate dal fondo nero; o qualche relitto sulla spiaggia: mare che non è più mare, neppure quando dipinge un’onda, ma – tutti ­– inquieti presagi o anche minacce; come se qualcosa stesse di fronte a lei e ci turbasse; qualcosa che investe o lambisce. Così guardando queste immagini c’è un trasalimento, come se in queste evanescenti attrattive dell’oscuro ritrovassimo una consonanza, la piccola, decisiva scoperta che qualcosa sta per avvenire, anzi che è appena avvenuto.

Perché le immagini si offrono come qualcosa che mi ri-guarda e noi lo sentiamo come qualcosa di quel “tra me e me” che a volte ci capita di sperimentare senza sorprenderci dell’abisso che introduce. Questa sorta di sdoppiamento che pure riflette qualche verità di noi. Allora non importa che vi sia una probabile componente psichica all’origine di questi lavori perché – proprio attraverso l’uso del raschiamento – essi vengono a dirci di noi come di una apparenza, di una consistenza inconsistente, che sola può esistere emergendo da uno sfondo. In realtà questi dipinti sono frutto di un contraccolpo piuttosto che dell’inconscio o di uno sguardo interiore; di una sorpresa della ragione costretta a prendere atto, pur nel gioco di sfida ambiguo dell’apparenza, di ciò che ti viene incontro. Se molte delle immagini di Oriella ci attirano e pure ci arrestano è per questo. Perché, qui e là, qualcosa diventa chiaro, perfino consistente: il barlume di luce che ha invitato la nostra mente si schiarisce, prende colore; quello che era solo un presentimento rovesciatoci addosso dalle onde, ma ancora avvolto in una corteccia naturale, negli altri dipinti si dispiega puro, almeno a frammenti come se, per un attimo, volesse mostrarci il suo volto e la nostra verità.


Camillo Ravasi

Critico d'arte


Non sai quando arriverà

(L’ispirazione)

Non sai quando arriverà,

è un improvviso turbinio,

che travolge lo spirito

come la bora gelida. 

Prevedere qualcosa di imminente è impossibile. 

Controllare l’improvviso neppure.

(poesia di Ilaria Giavarini)




Quasi una danza

I suoi occhi sono verdi e quieti come quando osserva le onde del mare.

Davanti alla tela sul cavalletto esegue a pennello sfumature di colore.

Si allontana, controlla e prosegue il suo lavoro. È un lavoro lento: il tocco del pennello, il passaggio della spatola, un po' di chiaro, un po' di scuro, si avvicina, si allontana, osserva.

Prosegue a creare immagini che passano attraverso gli occhi e si incupiscono seguendo l'andamento delle sue emozioni che affiorano nei colori dei dipinti. È un lavoro silenzioso fatto di gesti replicati: avanti, indietro, di lato, quasi una danza.

Infine si siede a pochi passi davanti alla tela, osserva a lungo ciò che ha prodotto senza staccare lo sguardo dal suo dipinto, come in uno specchio sembra fondersi con esso, e proprio lì, forse, trova sé stessa.

(osservazione di Nadia Tivelli)